Rendiconto Finanziario

9.              RENDICONTO FINANZIARIO

9.1.           DEFINIZIONE

Il Rendiconto finanziario è il prospetto contabile che evidenzia la composizione del flusso di cassa generato oppure assorbito dalla gestione aziendale nel corso dell’esercizio. Tale flusso di cassa viene suddiviso in base alla natura delle operazioni che hanno contribuito ad alimentarlo e, quindi, nel prospetto si evidenziano tre componenti:

  • il flusso di cassa generato (assorbito) dalla gestione operativa;
  • il flusso di cassa generato (assorbito) dalla gestione di investimento;
  • il flusso di cassa generato (assorbito) dalla gestione di finanziamento.

Lo schema del Rendiconto previsto per il settore universitario è definito dall’allegato 1 del DI del 14 gennaio 2014, n. 19 ed è riportato in Allegato 8 al presente Manuale.

Ci sono due modalità con cui è possibile esprimere tali flussi, pertanto il Rendiconto finanziario può essere redatto con metodologia diretta o indiretta.

La metodologia applicata dall’Ateneo e rispondente allo schema su esposto è quella “indiretta”. Quest’ultima calcola il flusso generato dall’attività operativa partendo dal risultato netto di esercizio da cui sono eliminate le componenti economiche (costi o ricavi) di natura non monetaria e che, quindi, non hanno generato flussi di cassa in entrata o in uscita, e scomponendo il flusso di cassa residuo nelle componenti per natura sopra citate.

Di seguito si riportano nel dettaglio gli elementi che costituiscono le varie voci di Rendiconto finanziario al fine di facilitarne la composizione e redazione:

  • Risultato netto: è il punto di partenza ed è rappresentato da un utile o da una perdita esposti nel CE del Bilancio;
  • Ammortamenti e svalutazioni: tale voce include tutti gli ammortamenti delle immobilizzazioni materiali e immateriali, nonché le svalutazioni delle immobilizzazioni e dei crediti iscritte nel CE dell’esercizio. Tali costi hanno natura non monetaria, ossia non hanno generato flussi di cassa in uscita e, pertanto, vanno portati ad incremento del risultato di esercizio. Al riguardo si precisa che sebbene non sia esplicitamente previsto, qualora l’Ateneo abbia ricevuto finanziamenti in conto capitale a seguito di investimenti in immobilizzazioni e i relativi contributi siano stati iscritti e contabilmente trattati con la tecnica del risconto passivo, la quota di contributo imputata a CE in ciascun esercizio ha natura analoga a quella degli ammortamenti, ma con segno contrario. Sostanzialmente si tratta di un ricavo di esercizio che è contabilizzato nel risultato, ma avendo natura non monetaria deve essere da questo eliminato e pertanto va sottratto;
  • Variazione netta dei fondi per rischi e oneri: gli eventuali accantonamenti e utilizzi del fondo per rischi ed oneri generano, rispettivamente, costi non monetari che devono essere portati in aumento del risultato di esercizio e ricavi non monetari che devono essere invece sottratti al risultato di esercizio. Per semplificazione nella voce in oggetto si riporta, quindi, la variazione netta dei Fondi per rischi ed oneri e, quindi, potranno aversi due casistiche:
  1. il fondo alla fine dell’esercizio è maggiore rispetto a quello iniziale: significa che gli accantonamenti sono stati maggiori rispetto agli utilizzi, pertanto, la variazione netta ha generato un componente negativo di reddito (costo di esercizio) che deve essere portato ad incremento del risultato;
  2. il fondo alla fine dell’esercizio è minore rispetto a quello iniziale: significa che gli accantonamenti sono stati inferiori rispetto agli utilizzi, pertanto, la variazione netta ha generato un componente positivo di reddito (ricavo di esercizio) che deve essere portato in riduzione del risultato;
    • Variazione netta del TFR: il funzionamento è analogo a quanto visto per i fondi per rischi ed oneri e, quindi, se il saldo alla fine dell’esercizio è maggiore rispetto a quello iniziale c’è stata una variazione netta corrispondente a un costo che va portato in aumento del risultato, mentre in caso contrario la variazione netta, corrispondente a un ricavo di esercizio, va portata in riduzione del risultato.

In questo modo, dopo aver depurato il risultato di esercizio dei costi/ricavi non monetari è necessario procedere con la rettifica avente ad oggetto il flusso derivante dal capitale circolante netto per definire il punto A) del rendiconto, il “flusso di cassa operativo”. Le variazioni riportate in tale sezione sono le seguenti:

  • (aumento)/diminuzione dei crediti: tale voce esprime la variazione del saldo dei crediti esposti nello SP tra la fine dell’esercizio e l’inizio dell’esercizio, al netto dell’eventuale variazione dovuta all’adeguamento del fondo svalutazione crediti che è stata già considerata nell’ambito della voce “Ammortamenti e svalutazioni” quale costo non monetario. Pertanto, relativamente ai crediti se la variazione del saldo è negativa, vuol dire che a parità di altre condizioni, nell’esercizio i crediti incassati sono stati maggiori rispetto a quelli sorti e, quindi, si è generato flusso di cassa in entrata che va espresso con segno positivo. Al contrario se i crediti sono aumentati significa che il flusso di cassa è stato assorbito e, pertanto, la variazione va esposta con segno negativo;
  • (aumento)/diminuzione delle rimanenze: voce non applicabile al bilancio dell’Università in quanto non si procede alla rilevazione delle rimanenze finali di magazzino;
  • aumento/(diminuzione) dei debiti: tale voce esprime la variazione del saldo dei debiti correnti (verso fornitori, verso altri, e simili) esposti nello SP tra la fine dell’esercizio e l’inizio dell’esercizio. Pertanto, relativamente ai debiti se la variazione è negativa, vuol dire che a parità di altre condizioni, nell’esercizio i debiti pagati sono stati maggiori rispetto a quelli sorti e, quindi, sono state assorbite risorse finanziarie. Il flusso di cassa è negativo e, quindi, la variazione va espressa con segno negativo. Al contrario se i debiti sono aumentati significa che i fornitori hanno generato credito e, quindi, si è generato flusso di cassa. Pertanto la corrispondente variazione va esposta con segno positivo.
  • variazione di altre voci del capitale circolante: include la variazione netta delle altre voci iscritte nell’attivo e nel passivo dello SP afferenti la gestione operativa ordinaria. In maniera analoga a quanto esposto sopra, le variazioni positive delle voci dell’attivo vanno esposte con segno negativo (hanno assorbito liquidità) mentre le variazioni negative delle voci dell’attivo saranno esposte con segno positivo (hanno generato liquidità). Al contrario per quanto riguarda le voci del passivo in quanto variazioni positive verranno esposte con segno positivo mentre variazioni negative vanno esposte con segno negativo.

Sinteticamente si può riportare tale schema:

VARIAZIONE VOCE SP EFFETTO SU FLUSSI   DI CASSA SEGNO NEL RENDICONTO FINANZIARIO
Voci dell’attivo di SP: variazione positiva (saldo a fine esercizio > saldo inizio esercizio) Flussi di cassa assorbiti Segno negativo
Voci dell’attivo di SP: variazione negativa (saldo a fine esercizio < saldo inizio esercizio) Flussi di cassa generati Segno positivo
Voci del passivo di SP: variazione positiva (saldo a fine esercizio > saldo inizio esercizio) Flussi di cassa generati Segno positivo
Voci del passivo di SP: variazione negativa (saldo a fine esercizio < saldo inizio esercizio) Flussi di cassa assorbiti Segno negativo

TAB. 21 – RENDICONTO FINANZIARIO: VARIAZIONI DI SP